A posteriori della sua partecipazione all’infernale Moab 240 Pelò ha rivolto due domande al nostro Atleta D.A.S Avvocato Aldovini Roberto
1) Buongiorno Avvocato ora devo rivolgermi a lei chiamandola essere supremo ?
Sinceramente Lei era uno dei pochi che non lo faceva già prima. E’ sacrosanto che anche Lei si conformi all’usanza generale.
2) Moab 240 …da dove è saltata fuori ?
E’ una gara che è stata postata sul mio profilo FB da una mia amica (o presunta tale) con l’ammiccante titolo “Andiamo a farla insieme?”. Il mio istinto da predatore sessuale ha prevalso e mi sono iscritto. Lei è andata a farsi una vacanza in montagna.
3) Quanti mesi ha impiegato per prepararla ? (non si azzardi a dire che non era pronto …. la conosco bene)
Dunque, ho fatto la Montreux Extreme il 31 luglio, poi mi sono preso due settimane di riposo assoluto e dal 15 agosto ho cominciato ad allenarmi. Ovviamente due mesi sarebbero pochi ma appunto partivo da una buona base e una settimana prima del Moab ho fatto un trail di 70 km e ho visto che stavo bene. Sono partito fiducioso….peccato che la fortuna non sempre sorrida agli audaci e la lista di sfighe affrontate prima e durante la gara è stata interminabile (dalla soppressione del bus che doveva portarmi in loco – mollato alle 6 di mattina in mezzo al nulla con controllo materiali fissato per le 16.00 a oltre 500 km di distanza), alla perdita dell’orologio la mattina della gara, ai medicinali dimenticati sull’aereo, al materiale per la notte consegnato al check sbagliato…avrei fatto prima a profanare una tomba Incas e attirarmi qualche maledizione.
4) Quante volte è stato costretto a rinunciare ad impegni mondani o serate con la sua dolce metà per girovagare nella notte ?
Dunque, qualche sacrificio ovviamente c’è stato ma devo dire che a questo giro non ho risparmiato alcol e libagioni varie prima della partenza…direi che ho avuto un approccio alla “Dog’s dick” per dirla alla americana.
5) Quattro giorni di corsa estrema, cosa ci racconta.
Direi che tra le boiate sportive della mia vita, questa si pone sicuramente sul podio. La gara, a parte la lunghezza pazzesca, si snoda su una prima parte di deserto puro, con temperature intorno ai trenta gradi, una parte centrale di montagna (si arriva fino a quota tremila), con temperature che di notte viaggiano intorno e sotto lo zero e una parte finale che è un mix di colline e nuovamente canyon e deserto. Il terreno passa dal sabbioso, alle pietraie, al fango del bosco…per i piedi è un massacro. Per il resto la distanza dei check point trae in inganno: una notte per fare 25 miglia (circa 40 km) ci ho messo 13 ore…volevo piangere, non arrivava più e il freddo era devastante. Avere una squadra di supporto cambia la gara e il modo di affrontarla. Però, secondo il mio punto di vista, farla da solo, portandosi tutto in spalla, cambia la prospettiva e da gara la trasforma in viaggio (anche interiore)…insomma, il successo il fallimento sarebbe stato solo mio e così è stato.
6) Com’è stata ?
Veramente dura. Infinita e con un clima ostile che passava dal caldo torrido al freddo feroce delle notti in quota. E’ stata la prima gara tra tutte quelle cui ho partecipato in cui fino agli ultimi chilometri non ero sicuro di arrivare. A ogni metro mi ripetevo ora mi fermo al prossimo check point. Poi La sindrome di Asperger aveva la meglio e riprendevo la marcia.
7) Quali sono state le difficoltà maggiori ?
Il sonno. Mai avuto tanto sonno per tanti giorni consecutivi. Poi sono arrivato (grazie ai disguidi di cui sopra) nella città di Moab circa 10 ore prima della partenza e ho dovuto preparare ogni cosa in fretta e furia. Alla fine sono partito in condizioni più pietose dei miei standard già non elevati di loro.
Secondariamente la gestione del freddo. Muovendomi da solo, e non aspettandomi sinceramente un freddo simile, ho dovuto portare il necessario per cambiarmi con me e (sorvolando su considerazioni igienico-sanitarie relative all’indossare gli stessi indumenti per quattro giorni) lo zaino obiettivamente pesava un macigno.
Sono invece rimasto molto colpito dai ristori. Piccoli ma con cibo caldo e vario. Addirittura una parte riservata ai vegetariani come me. Ho ancora in mente la crepe alla nutella cucinatemi alle 3 di notte a quota tremila. Ho pianto quanto me l’hanno data.
Volontari e assistenza al check veramente di prim’ordine. Gentilissimi. Disponibilissimi. Riuscivano a dare calore umano.
8) Quali gli imprevisti ?
Tanti, troppi. Come Le dicevo, a parte riuscire ad arrivare alla partenza (che è stato di per sé un miracolo), e scoprire in loco di aver perso i medicinali e scaricato l’orologio, in gara è successo di tutto: dalla frontale che si è spenta nel bel mezzo del vuoto pneumatico del deserto, al sentiero perso più e più volte, al momento in cui mi sono addormentato appoggiato a un albero e quando mi sono svegliato ho invertito la rotta correndo in senso opposto per quasi un’ora: quando ho incontrato gli altri corridori abbiamo anche discusso perché io insistevo che fossero loro ad aver sbagliato. Al quinto corridore che mi diceva “What the fuck are you doing?” ho cominciato a sospettare fossi io fuori strada….Insomma, è stata una vera avventura con mille difficoltà che però (solo alla fine) l’hanno resa ancora più unica e speciale.
9) Ha conquistato la Kamchatka ?
Se si riferisce alla famosa meretrice indiana, no. Purtroppo quando sono arrivato era in manutenzione ginecologica e lo “studio” era momentaneamente chiuso.
10) Ha mai pensato di non farcela ?
Costantemente. Per tutti i 390 chilometri. Un supplizio psicologico.
11) La gioia del Finisher l’ha ripagata ?
Se devo essere sincero, al momento del taglio del traguardo, ho provato solo un gran sollievo. Ero troppo sfinito per gioire e la “povertà” dell’arrivo, con l’assenza di pubblico (sono arrivato all’alba del quarto giorno) ha reso la cosa surreale. Vedevo questa distesa di sabbia rossa in lontananza e in mezzo un puntino blu (il gonfiabile) e tutt’intorno il nulla. Sembrava una raffigurazione scenica di De Chirico….la gioia ha cominciato ad arrivare dopo, ad ondate, soprattutto in aeroporto dove da bravo italiano giravo con la felpa della gara in modo che la gente mi fermasse per chiedermi “Did you really do this??”. E’ incredibile, tra l’altro, come la Gnocca Statunitense paia totalmente insensibile alle imprese sportive.
12) Abbondantemente?
Vorrei dire di sì…ma ho pagato un prezzo a livello fisico (chili persi, vesciche e tagli vari) che devo ancora valutare. Sicuramente ha placato la mia voglia di “estremo” per un po’ (sesso escluso).
13) La consiglierebbe a un amico o a chi le sta antipatico ?
Sa che non saprei cosa risponderLe…. Obiettivamente chi ci prova vivrebbe emozioni uniche ma a un prezzo “non di saldo”…sarei quasi tentato di dirle di usare gli stessi soldi per farsi un abbonamento all’Oceano di Lugano… emozioni diverse ma tanta soddisfazione con meno dolore.
14) E’ già iscritto all’edizione 2018 ?
Per un po’ credo starò buono e mi dedicherò alle cose che divertono un mondo qui in Svizzera: mi batterò per cacciare gli immigrati italiani nulla-facenti e ruba parcheggi; cercherò nuovi modi di abbinare l’Ementhal al cappuccino, inventerò barzellette a sfondo razzista per chi ha un reddito inferiore ai 200.000 euro l’anno….e se magari avrò voglia di sballare proverò a passare con il giallo…. Le solite cose insomma.
15) La sincera verità …… in corso d’opera, quante volte ha pensato alla figa ?
Scusi, ma esiste altro?
Mi firmi la privacy se no mi può far causa 🙂
Per la stima che nutro per Lei, Le firmo anche una cambiale.
E’ sempre un piacere Avvocato.
Domani Arriva Sempre
Pelò
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